Gecco goes to CMJ



Il nostro buon Gecco, meglio conosciuto nella scena con lo pseudonimo di DJ Minaccia, è volato a New York per partecipare all'ultima edizione del CMJ, maratona musicale che ogni anno investe la Grande Mela con centinaia di concerti. Qui trovate le sue foto e questo qui sotto è il suo personalissimo diario (con un po' di canzoni da scaricare):

Un giorno Luca (il capo di To Lose La Track) mi fa "vuoi venire a New York coi Tiger Shit Tiger Tiger?" e io "ovvio che si", quindi alla fine ci siamo andati.
Il viaggio d'andata è durato tipo 26 ore: in macchina da Fano a Foligno, in treno da Foligno a Roma e in aereo prima fino a Madrid e poi fino a New York. Diego mi ha anche chiesto se avevo una custodia rigida per la chitarra da prestargli, io ce ne ho una ma è stata usata prima dall'innominabile (intendo Paul Chain ma tutti pensano che porti sfiga per cui non lo nominano). Nell'aereo, forse sarà stata la stanchezza, ma ho visto la Principessa Leila... oppure una tizia con un'acconciatura discutibile. Inoltre, essendo la compagnia aerea spagnola, la hostess spiegava le misure di sicurezza dell'aereo in spagnolo, e mi ricordava troppo quando il tizio dei Goonies traduce in spagnolo alla donna delle pulizie.
Nell'aereo all'andata è stato un po' uno strazio perché non riuscivo a dormire, però ho visto Mostri contro alieni in inglese, e ha ulteriormente confermato la mia idea che la Pixar alla Dreamworks gli dà le mele in quanto a film. Poi ho ascoltato i vari canali radiofonici divisi per genere: c'era il canale indie rock ma non conoscevo praticamente nulla dentro, ma c'era un pezzo screamo che non era affatto male. Conoscevo più pezzi nel canale dance che in quello indie. C'era il canale coi classiconi anni 80, il primo della lista era Take On Me e ho trovato un pezzo di Aphex Twin nel canale ambient. In aereo c'era seduto un sosia di Sheldon.

L'aeroporto era il JFK, che sta nella parte destra, molto sopra a Brooklyn, mentre noi avevamo la guest house a Jersey City, tipo dal lato opposto. Il taxi, a 19 dolla a testa, ci ha fatto attraversare tutto lo stato di New York, fino al New Jersey, e passare di quartiere in quartiere mi ha fatto tornare in mente il video dei Beastie Boys. Appena arrivati alla guest house nel New Jersey mi sono ricordato che in America è arrivato il progresso ma non il bidet, sopperito da acrobazie sotto la doccia. Poi una cena a base di "italian cheeseburger" che non so cosa aveva di italiano, e poi dritto a letto, visti i tizi di colore che si aggiravano nei dintorni sopra a macchine elaborate con hip hop a randa nell'autoradio. Non è che facessero nulla di male o di pericoloso... però ce n'era uno che sputava per terra ogni due minuti.
Il giorno dopo, il 20, siamo andato in una chiesa (sconsacrata presumo) vicino a Washington Park dove c'era la registrazione degli artisti del CMJ, dove dei tizi regalavano una bevanda energetica alla mela verde di cui non ricordo il nome. Poi coi pass dei Tiger Shit Tiger Tiger sono entrato anche io nella zona VIP. Solo che mica c'era chissà cosa: altre robe energetiche, ovetti da shakerare e computer da cui twitterare, però c'era un bel panorama.
Poi c'erano in programma gli XX all'Apple Store sulla 14th solo che abbiamo sbagliato giorno, quindi abbiamo fatto un giro un po' a vuoto. Io e Luca (To Lose La Track) abbiamo abbandonato i TSTT, che loro dovevano tornare nel New Jersey a prendere gli strumenti per il concerto di quella sera, e siamo andati a mangiare da Maoz, catena di fast food vegetariana: la modalità di prendere il cibo non era tanto chiara, però ci siamo seduti sulla vetrina che dava su New York, sfilavano donne skaters e bici a scatto fisso, un classico per NY a quanto pare.
Dopo la cena siamo andato al Local 269 a supportare la scena italiana dove suonavano gli A Classic Education, che io non ancora mai visto dal vivo. Prima di loro suona un tale chiamato Kieran Leonard che lo scrivo solo perché casomai vi capitasse di leggerlo da qualche parte sapete che potete farne a meno, mi sentivo in imbarazzo per lui. L'acustica comunque è buona, per essere un locale piccolo del genere e un impianto per niente professionale e poi cominciano a suonare gli A Classic Education che effettivamente sono fighi (anche se li preferivo come Settlefish, così mi sembra si siano rabbuoniti) e comunque sono stati loro i primi a farmi sentire all'interno del festival. Un po' come un gruppo d'apertura di tutto l'evento, un po' come quando sei lì che accendi la tv per la partita di calcio e quando danno il calcio d'inizio poi ti vivi tutto il resto della partita, non che io guardi mai partite di calcio ma presumo che la sensazione sia quella. Durante il loro concerto in tv davano un incontro di boxe tailandese.
Finito di suonare abbiamo provato ad andare a vedere Atlas Sound che però era sold out e quindi abbiamo lasciato perdere e siamo andati al Cake Shop. Il Cake Shop, ora non ricordo esattamente dov'è, però mi è piaciuto come locale, e ha una struttura tipica che ritroverò anche in altri club: sopra il pub dove entri bevi e fai quello che vuoi, poi c'è una porticina che va nel sotterraneo dove un tizio ti chiede 8 dolla e ti fa il timbro e poi scendi al piano di sotto dove c'è il luogo vero e proprio dove si svolgeranno i concerti, come se fosse un locale dentro un altro locale o qualcosa del genere. Comunque in questa giornata ho visto J. Mascis ovunque: ce n'era seduto uno giovane (coi capelli ancora neri) in un ristorante lungo la 14esima (che in realtà non ricordo assolutamente quale strada fosse, però fa figo dirlo), poi nel palco è salito un tizio a presentare i Surf City ed era un incrocio tra J. Mascis e Lou Barlow, e poi c'era anche una tizia che aveva degli occhialoni alla J. Mascis.
Mentre entro stava già suonando un gruppo chiamato The Moi Non Plus che... mhh... non mi ricordo, ricordo solo che il tizio aveva una chitarra artigianale da cui uscivano 3 jack, e aveva i pickup messi in orizzontale, che tipo prendeva il suono di una sola corda. Comunque mi disinteresso a loro perché io volevo vedermi i Surf City quindi mi siedo al bancone e li aspetto, dato che ci sono ordino una coca: "a coke" (che tra l'altro è l'unica parola che ho imparato a pronunciare quasi in maniera impeccabile). Una coca a New York costa 2 dolla, praticamente niente. Comunque i Surf City sono stati fighi e divertenti, un po' come su disco (l'ep che posseggo io) di cui pero', se la memoria non m'inganna, hanno eseguito solo due pezzi. Nel frattempo, per vedere meglio e anche perché c'è meno gente, mi metto a lato del palco, un po' come succede all'Hana-bi. Dopo di loro suonano gli ZZZ che avevo già visto ma qua a New York, vuoi per il luogo, per il soffitto basso, o per il set molto più corto, mi sono piaciuti un sacco di più rispetto a quando li vidi quest'estate all'Hana-bi. Poi il tastierista ha fatto il solito show di salire in piedi sopra l'organo e fare casino con l'altra tastiera... però figo.
Ma è proprio in quel mentre che mi torna in mente che nello stesso momento sta suonando Kevin Blechdom in un altro locale, non so quale ma di sicuro sarà stato tipo lontanissimo. Poi mi guardo in giro e vedo almeno 3-4 persone che prendono appunti su agendine più o meno trendy... Cioè, allora non sono l'unico sfigato a farlo.
Poi arrivano i Male Bonding che a vederli sembrano dei ragazzini hipster (come si suol dire) tant'è che ho pensato "dai, che sfigati"... poi invece hanno cominciato a suonare e hanno veramente spaccato tutto, un set tiratissimo di 20 minuti appena, ma proprio forte, peccato che non abbiano nessun disco da vendere. per solidarietà, e per rispetto verso di loro, mi faccio anche io i risvolti nei pantaloni, come i Male Bonding. Nel frattempo le mie energie stanno finendo e mi siedo, sempre a lato del palco ma tanto si vede tutto lo stesso. Loro invece di energia ne hanno a pacchi, tipo dei quintali.
Dopo i Male Bonding tutto finisce, anche perche' non potrebbe essere altrimenti, cioè, non ce ne sarebbe stata piu' per nessuno. Poi in metro da lì fino a Jersey City per dormire l'indomani, il 21/10, decidiamo di fare dei giri un po' a caso e ci svacchiamo un po' a Central Park dove c'era anche la giostra coi cavalli e nessuno mi ha permesso di farci un giro... vabbe', poi più tardi prendiamo la metro fino al Lit Lounge dove dovevano suonare i TSTT e sulla metro vedo una tizia che sta leggendo un ebook usando Kindle, il coso di Amazon, è bello sapere che qualcuno usa sul serio quella roba.
Il Lit Lounge è strutturato come il Cake Shop, sopra il pub e sotto la sala concerti a pagamento, qualche dollaro, non ricordo quanto. Mi dicono che il Lit Lounge sia un locale storico ma io non ne conosco i trascorsi, comunque, visto l'ingresso insieme ai Tiger Shit Tiger Tiger, ne approfitto per dormire un po' sul divano nei camerini che altro non è che una stanza buia dove vengono ammassati degli strumenti, su una parete c'è dipinto Mister T. Questa stanza è collegata con qualche altra stanza, e non voglio sapere cosa ci sia nell'altra stanza, da una porta. La porta è il coperchio di una bara. Comunque sembra un po' sporco, come i nostri centri sociali per intenderci, senza però i cani che cagano sul pavimento. Poi usciamo per la cena, io incontro un negozio di roba giapponese e mi perdo, rimango solo a vagare per l'East Village e trovo un ristorantino di ramen, figata i ramen, entro e ordino subito quello con la figura più bella sul menù, è buono, i cuochi sembrano giapponesi, e c'è anche qualche giapponese tra i clienti, quindi presumo sia rinomato. Però alla fine spendo 19 dollari... Però era davvero buono.
Torno al Lit Lounge dove ritrovo gli altri e gli Oh My God che suonano, peccato che facciano schifo. Dopo di loro i Binary Sunrise che mi piacciono proprio, ogni tanto sembrano i Devo, poi ci mettono un po' di funk bianco, atmosfere estive e anni 70... poi gli compro il cd ma ascoltandolo adesso (a casa mia in Italia intendo) non ritrovo quasi nulla di quello che mi aveva dato il live, però non è affatto male. Mi prendo una redbull (4 dolla) mentre suonano le Renminbi: batteria, Fender Jaguar e Microkorg. L'unico uomo il batterista, forse quello con piu' dignità visto che le due frontman lo nascondono con la loro mole. Ma è un gruppo strano eh, ogni tanto partono con delle sparate tipo alla Sonic Youth, ma poi è solo un guizzo e torna la noia nell'ascoltarle. E poi vabbè, arriva il turno dei Tiger Shit Tiger Tiger. La corrente americana è a 110 invece che 220 e crea qualche problema ad un pedale, poi suonano, Diego si fa largo tra il pubblico con la chitarra in braccio. Il pubblica all'inizio sembra non tanto coinvolto, però poi vedo un tizio, presumibilmente newyorkese, che canticchia le canzoni.
Poi vabbè, appena finisce carichiamo tutto e partiamo in taxi (3 taxi in tutto) fino a Brooklyn, in un posto che si chiama Tandem. Entriamo senza pagare ovviamente, in quanto con la band, e dentro stanno suonando i Pass Kontrol che mi piacciono subito. Dopo di loro i Marionettes Of Satan il cui nome mi suscita subito simpatia ma che invece poi fanno cagarissimo. Poi vado a prendere una coca cola al bancone del bar, il tizio non me la fa pagare spacciandola come gentilezza... invece poi mica l'ho bevuta, era praticamente acqua insapore, però marrone, l'ho gettata tutta nel water. Twittero un po' dal wi-fi del locale. Poi risuonano i TSTT anche se la sala si è svuotata, i pochi rimasti alla fine pero' si complimentano. All'uscita dal locale comincia la prima avventura per il ritorno a casa. 
Mentre aspettiamo fuori dal locale che qualcuno prenda iniziativa ci si avvicina una macchina nera, il cui interno era tutto nero, ad una velocità ridicolmente bassa, poi ci suona il clacson e noi pensiamo subito "ecco che adesso c'ammazzano", poi ferma la macchina e suona di nuovo il clacson. Un taxi nero quasi di gioacchiniana (Turù) memoria, solo che questi però erano dei taxi abusivi ma, chissà, magari usando gli insulti giusti si sarebbe trasformato in un vero taxi nero. Poi ne incontreremo altri più avanti... ma vedersi queste macchine nere scure avvicinarsi lentamente e inesorabilmente in strade deserte alle 3 di notte è veramente inquietante. Comunque poi esce dal locale un ragazzo asiatico che aveva visto il concerto, e gli si spiega che dobbiamo tornare nel New Jersey. farfuglia qualcosa sulle metro chiuse ma ci accompagna ad un autobus navetta che si ferma ad un incrocio dove il tizio asiatico ci dice che dovremmo aspettare le 5 del mattino per la riapertura della metro, e si allontana salutandoci. Poi un altro signore, italoamericano, ci porta fino alla metro, che mica era vero che era chiusa, e proprio vicino alla biglietteria incontriamo di nuovo il ragazzo asiatico che ci sorride. Comunque alla fine torniamo a casa ad un orario impossibile, tipo le 4 e mezza, e io crollo nel letto. Il giorno dopo, solo dopo pranzo, sono ancora a Manhattan a fare shopping, prima al Virgin Megastore e poi da Tower Records... entrambi chiusi per sempre. Al posto del negozio ci sono dei cartelli di messa in vendita dell'immobile. Invece Other Music è aperto e spendo appena 40 dolla per 5 cd. Quindi le grandi catene chiudono mentre i piccoli negozi rimangono aperti. Per pranzo (verso le 3) ci fermiamo in un ristorante attirati dalle patatine che stava mangiando un bambino. Nel menù trovo un coso chiamato Buffalo Bill fatto con carne di bisonte, lo ordino senza esitare facendo cosi' una chiara citazione dei Camillas. Appena usciti dal ristorante troviamo li vicino Radioshack, una catena di roba elettrica ed elettronica, e ci siamo entrati solo perché anche Sheldon va a fare compere lì. Poi troviamo un negozio di fumetti, ed entriamo e qua accade uno dei primi momenti emo/otaku del viaggio: in uno scatolone di action figure a prezzo scontato ci sono un sacco di pupini del Capitano Pike di Star Trek, tutte a un dollaro, in uno scatolone in un angolo del negozio... Mi è dispiaciuto molto per il Capitano Pike, essere bistrattato così dopo tutto quello che aveva fatto per l'Enterprise (e non parlo dell'ultimo film), e poi si arriva all'Apple Store di Soho per il live degli XX, già c'erano ondate di hipster pazientemente in fila, perché comunque i posti erano limitati per le poltroncine del piano superiore. Poi succede una cosa mai vista ad un concerti, un sacco di gente con portatile (rigorosamente Apple) sulle ginocchia a twitterare al volo, altri con l'iPhone (io l'unico con l'Openmoko che non riuscivo nemmeno a connettere al wi-fi). Ci forniscono un braccialetto a scacchi rosa di cattivo gusto. 
Comunque dal vivo gli XX sono... mhh... quasi pessimi, insomma, rifanno le canzoni pari pari all'album, niente di più. E poi, per loro stessa ammissione, rendono di più in posti bui (tant'è che se l'album l'ascolti di notte o di giorno cambia) mentre l'Apple Store è un posto comunque luminoso per definizione. Bon avevo mai visto foto di loro ma il bassista è un tizio alto e palestrato coi capelli ingellati, poi c'era la chitarrista sulla destra che sembrava si sentisse a disagio e comunque sembrava inutile. La cantante anche era un po' troppo sulle sue. Il mio preferito è il tizio che spinge i bottoni del campionatore. Poi avevo l'aria condizionata dritta sul collo che alla mia età non fa più tanto bene. Usciamo dell'Apple Store, io deluso, e torniamo verso la metro ma nel tragitto vedo dei tizi che lavorano su una Vespa rivolta sul marciapiede. Io subito col mio inglese da terza elementare faccio "do you need help?" poi il tizio mi discorre un bel po' di cui non capisco nulla, poi gli regalo un adesivo del Vespa Club d'Italia per poi scoprire che anch'essi (non avevo mai usato "anch'essi" prima d'ora) sono italiani, per cui cominciamo a chiacchierare. Uno dei due tizi ha fatto il coast to coast in America per ben due volte, in Vespa. Diventa subito un mio idolo e io divento piccolissimo, tant'è che mica gli ho detto che ho fatto il coast to coast anche io... ma in Italia.
Putroppo poi c'era "coso" che rompeva dicendo che dovevamo subito andare al Delancey, vicino al ponte di Williansburg, a vedere altri concerti. Per dire, questi concerti prevedevano altra gente minore, poi i Male Bonding e gli XX, ma li ho gia' visti... poi dato che toccava fare la fila mi spazientisco, non ha senso fare la fila per vedermi di nuovo gli XX che, diciamolo, dal vivo fanno schifo: "ma dai, è per stare in compagnia", mi spazientisco e me ne vado al Cake Shop, quindi altri 8 dollari, dove mentre entro stanno suonando gli Answering Machine, in prima fila solo ragazzine ma sono divertenti, vengono da Manchester e... e insomma, dopo il mio malumore salitomi nella fila, mi fanno tornare il buonumore e compro anche il cd. Dopo di loro ci sono i Kittens Ablaze (basso, chitarra, synth, violino, viloncello, batteria) che mi hanno riportato alla mente i Levellers però, per via di tutti gli accenni al folk che mettono nelle loro canzoni, decido che mi stanno antipatici (ho antipatia per certo folk). Dopo hanno suonato gli Shaky Hands e nei miei appunti leggo "sono rimasti nei peggio anni 70", non me li ricordo per cui presumo che siano da dimenticare. Poi non ricordo ma di sicuro sono ritornato a casa. Il giorno dopo io e Luca abbandoniamo i TSTT al loro destino e ci dirigiamo a Coney Island, meta dei Guerrieri della Notte. Il viaggio in metro dura un sacco di tempo ma alla fine arriviamo a Coney dove però è tipo freddissimo e c'è un sacco di vento e appena usciti dalla metro entriamo subito in un negozio dove vendono un sacco di gadget dei Guerrieri della Notte (compro una t-shirt per me e una per mio nipote 2enne), è freddo e decidiamo di tornare verso Brooklyn. Nel viaggio di ritorno mi vengono in mente svariate cose: che gli americani preferiscono la carta catramata alle più performanti tegole, e che fare il roadie a New York è molto più complicato. In Italia di solito arrivi con la macchina davanti al locale, parcheggi, scarichi gli strumenti e poi hai fatto. A New York è più complesso, devi portare gli strumenti nella metropolitana, caricarli nei taxi, trovare un numero sufficiente di taxi a contenere tutti quanti, e poi la stessa cosa al ritorno. Però camminare per New York portando una chitarra (con la custodia dell'innominabile) fa figo, e io ho fatto il figo.
Nei pomeriggi di venerdì e di sabato c'era l'apertura al pubblico di Insound dove, secondo loro, si riescono a trovare tutti i dischi che vuoi. Io però non ho voluto sfidarli. Tra l'altro il loro ufficio è figo, un loft tutto bianco proprio a Brooklyn. Il programma della serata del venerdì era andare, finalmente, a vedersi questi Japandroids che sembrano tanto fighi. Il posto dove si trova la Bell House è, praticamente, un postaccio. Un po' come una delle nostre "zone industriali" dove di sera non c'e' nulla e nessuno, solo capannoni. Poi vabbe', uno come me fa viaggiare a ruota libera il cervello, già mi vedevo accoltellato. E nel nulla compare d'improvviso l'ingresso della Bell House, il tizio all'ingresso è simpatico e ci consiglia di fare subito i biglietti, e poi ci indica anche dove andare a mangiare, tipo cinque isolati più avanti. L'ingresso costa 12 dolla ma dentro è veramente figo, una stanza enorme tutta in legno con dei lampadari di cristallo nel soffitto. All'inizio sembra un po' vuoto ma poi si riempe, ero stanco e ho pagato ben 2 dolla per mettere la giacca nel guardaroba.
Cominciano i Motel Motel che hanno, purtroppo anche loro, delle derive folk e quindi li boccio subito. Poi è il turno di Owen di cui ignoro i trascorsi, ma tutti ne straparlano benissimo solo che poi attacca a fare un pezzo degli Oasis, poi una che non conosco, poi un altro pezzo degli Oasis, e poi un altro ancora... Alla fine ha fatto tutto l'album degli Oasis, che io odio, quindi un pochino odio anche Owen. Ma almeno non sono per nulla spocchiosi, si vede che si divertono tra loro, scherzano tra un pezzo e l'altro, si sbeffeggiano quando steccano e via così. Mi annoio durante il loro show e guadagno un tavolinetto vicino al bancone del bar, vista palco, ordino una coca, poi mi rendo conto che "coke" è l'unica parola che riesco a pronunciare correttamente in inglese, poi mentre bevo vedo, in prima fila, una tizia che tira un pugno in faccia a uno, che era da un po' che dava fastidio e quindi se lo meritava. 

E da qua i miei ricordi si fanno un po' nebbiosi, suonano i "Cale Parks che sembrano un incrocio tra i Killers e le cose un po' più oscure dei Joy Division, il tutto in salsa EBM" (così è scritto nei miei appunti ma non me li ricordo assolutamente). Poi arriva un tale, James Husband che ha un orribile cappello da cowboy e quindi, con accanto Luca, per la noia del tizio col cappello io appoggio la testa al muro e ritorno in meggi (leggi: mi sveglio) solo quando stanno suonando gli Headlights che non mi dispiacciono affatto, non so perché ma mi ricordano sia i Parts & Labor sia gli Sparklehorse... va a capire... però alla fine del loro concerto ringraziano tutti i vari gruppi della serata e anche gli Oasis. Poi arrivano questi famigerati Japandroids. Il chitarrista, oltre la pedaliera della chitarra, sistema davanti a se un ventilatore enorme che, mentre canta, gli fa svolazzare capelli e camicia, rigorosamente a scacchi. Scenicamente faceva effettissimo. Loro suonano e, anche se ero a lato del palco, hanno un bel suono e un bel tiro. Dei loro amici spuntano dal backstage e si lanciano sul pubblico, poi tornano e si rilanciano, altri del pubblico si gettano sul pubblico e cosi' via, diventa una grande festa e tutti si divertono (forse un po' meno la tizia tettona che si è gettata sul pubblico a faccia in giù). Mi hanno fatto divertire un sacco, anche perché è stato l'ultimo concerto che ho visto del festival. Appena finito, e dato che non ci sono bis, torniamo subito verso casa (da Brooklyn al New Jersey come al solito) che poi nella subway facevano un sacco di lavori e quindi chiediamo info ad un tizio messo li apposta davanti alla stazione della metro che ci risponde in malo modo, poi troviamo un treno che ci dovrebbe portare fino a Manhattan, e da li al New Jersey. Che poi la Path (quella che fa da Manhattan al New Jersey passando sotto il fiume) di notteè meno frequente e passa tutte le volte per Hoboken, quindi tipo Manhattan, Hoboke, Jersey City, un sacco di tempo ma non so quanto, mi sono addormentato con la testa appoggiata al vetro. Poi onestamente non ricordo più nulla fino al mattino successivo. E pioveva a dirotto.
Il sabato, dopo l'ennesimo giro da American Appareal, mi rompo e sparisco per Manhattan da solo. Uno dei miei obbiettivi era salire su un grattacielo e vedere New York dall'altro (cosa che facevo spessissimo a Tokyo). È fighissimo guardare le città dall'alto, come nella canzone dei Massimo Volume. Per 21 dollari (credo sia scontato per il maltempo, altrimenti costa 30 dolla) sono salito sul Rockefeller Center che credo sia uno dei più alti perché si vede veramente di tutto: dalla Statua della Libertà fino al Bronx, oppure Brooklyn e il New Jersey, questo nelle giornate limpide perché poi ha anche cominciato a piovere quando ero in cima, ho fatto alcune foto ma tutte nebbiose. Poi un salto all'Apple Store sulla 5th per vedere se c'erano Magic Mouse disponibili ma niente, tutti finiti. Allora prendo una metro e arrivo fino al ponte di Brooklyn (in realtà ho sbagliato almeno 3 metro diverse per non arrivare nemmeno dove volevo arrivare, ma almeno ci sono andato vicino). Dal ponte poi sono passato in mezzo a Wall Street e arrivato a Battery Park.
Qua volevo trovare il posto dove hanno girato la scena della Venticinquesima Ora dove il tizio si fa picchiare prima di andare in prigione... ovviamente è stato tutto inutile. Poi, dopo aver tentato di fotografare la Statua della Libertà, ho camminato lungo tutto il parco che costeggia il fiume fino ad arrivare al World Trade Center. In realtà non volevo affatto andarci ma mi ero stufato di camminare (perché magari nella mappa non si capisce ma è veramente un sacco di strada) per cui mi sono addentrato nella città a cercare la prima metro disponibile, e mi sono ritrovato fuori del cantiere (sotto un acquazzone tra l'altro).
Tento di andare a vedermi i Múm al Poisson Rouge: dovevo anche prevederlo, tutto sold out. E allora dai... basta, mi son stufato e son tornato verso casa. Capire l'american english non è propriamente facile ma ho scoperto che basta capire delle parole chiave e allora si riesce a capire di cosa stiano parlando gli altri. Con questa astuzia sono riuscito a dare indicazioni su come arrivare al ponte di Brooklyn. Nella metro quasi tutti ascoltano musica, gli afroamericani poi fanno riderissimo perché ascoltano tutto questo hip-hop e poi, presi dalla groova, cominciano a canticchiare le parole e fare le mosse con le mani, un tizio addirittura faceva lo scratch. Io, che sono un copione come un bambino, metto subito le cuffiette dell'ipod e cerco la prima cosa proto-hip-hop che ho dentro, trovosolo gli Uochi Toki e va benissimo, però non mi metto a fare le mosse. Audio Libro dura quasi esattamente come il viaggio dalla 14th fino a Journal Street, nel New Jersey. Che poi mi serviva anche ascoltare una "voce amica" dopo una giornata da solo sotto la pioggia, e che pioggia, le scarpe piene d'acqua e i pantaloni bagnati fino metà polpaccio...
Che poi passeggiare da solo, tornare "a casa", fermarsi a fare la spesa per la cena e affrettare il passo lungo un percorso che so ormai a memoria mi dà l'impressione di "vivere" meglio la città. Un po' come quando esco da casa mia qua in Italia, vado al conad a fare la spesa, torno a casa e sistemo la spesa, più o meno la stessa cosa. Ho notato che ho bisogno di fare questo tipo di cose. Quindi non me ne voglia la combricola To Lose La Track se li ho abbandonati in mezzo a Manhattan: avevo bisogno di una giornata da solo. Alle fine le mie gambe mi hanno chiesto pietà. Ho riscaldato al microonde la pasta al forno precotta e ho cenato mentre Franz (personaggio emblematico) girava per la guest house in accappatoio (che poi si beveva litri e litri di tè al giorno). Quindi era sabato sera e sono andato a dormire circa verso le dieci e mezza. 
La domenica, ultimo giorno, un po' di shopping con Luca sulla 14th da H&M, una maglia e una giacca per circa 75 dolla, e siamo anche entrati in un negozio di strumenti che aveva dentro anche cianfrusaglie varie dei Ramones, con alcune pelli della batteria di Marky e il giubotto di pelle di Johnny (poi se erano autentici o meno non ne ho idea), poi avevo visto nella vetrinetta anche un controller midi della Korg che non avevo mai visto qua, ma era l'ultimo, e un tizio ha approfittato dei miei tentennamenti e se l'è comprato.
Torniamo nel New Jersey dove ci aspetta anche il pulmino-taxi che avevamo preventivamente allertato, non piove più ma comunque è freschino. Del viaggio in aereo ricordo solo che ho tentato di guardarmi Gran Torino ma tipo mi addormento poco dopo la scena del funerale, e se le hostess non mi avessero svegliato per darmi da mangiare avrei dormito tutto il tempo, ero tipo stanchissimo. Dopo i pasti subito a dormire, e credo di essermi svegliato solo dopo l'atterraggio a Madrid per il cambio. A Madrid è tipo caldissimo e stiamo tutti fuori in maniche corte (4 ore di attesa), poi riprendiamo l'aereo e io mi addormento prima del decollo e mi sveglio che stiamo già sorvolando Roma. Manca poco a casa, altre due ore di treno e due di macchina. Nell'eurostar fino a Foligno sono seduto a fianco ad un tizio che giochicchia col suo iPhone, vede la custodia della chitarra e mi domanda "ma voi siete un gruppo?" e io "sì" mi fa "dove avete suonato?" e io "mah... a New York". Poi ho dormito ancora, l'ultima tratta del viaggio l'ho fatta in macchina, passando in mezzo all'Umbria fino alla costa marchigiana. Verso Nocera Umbra l'aria sapeva di speck. Poi finalmente sono tornato a Fano dove, prima di andare a vedere come stava il mio gatto, sono passato a casa d'un mio amico e gli ho detto "dai, parlatemi un po' in italiano" che per una settimana non ho sentito altro che inglese e dialetto umbro. Spock (il mio gatto), ovviamente, sta bene.




>>>(mp3): Tiger! Shit! Tiger! Tiger! - Crime Wave
>>>(mp3): Male Bonding - Rehearsal Song
>>>(mp3): Headlights - Get Going
>>>(mp3): Renminbi - Portland