tratto da Rockerilla
numero 281, gennaio 2004
pagg. 36-37

 

 

I suoni che viaggiano in rete
 

 

Altre forme di vita: i blog

 

Se è vero che il web è diventato importante per la promozione diretta degli artisti o per rendere loro omaggio con le sempre meglio realizzate fan-pages – alcune delle quali di gran lunga migliori dei siti ufficiali! - è innegabile che lo stesso strumento viene utilizzato sempre più spesso come mezzo di espressione personale, di discussione e confronto. Basti pensare al successo che stanno riscuotendo i blog. Secondo le indicazioni di Splinder, il blog nasce dall'unione delle parole web e log. Si intende quindi un sito web che contiene e propone delle tracce, una sorta di diario di bordo gestito autonomamente, gratuito e semplicissimo da costruire. In pochi minuti chiunque può costruire la propria pagina web, attrezzandola con i contenuti più svariati, creando link ad altre pagine, raccogliendo commenti, proponendo discussioni. Un vero e proprio boom che ha portato ormai decine di migliaia di persone a raccogliere i propri pensieri su questi blocchi di carta elettronica. Gli argomenti? I più svariati: c'è chi si limita a dare una cronaca dettagliata di tutto ciò che gli capita - con esiti a volte esilaranti a volte, francamente, del tutto insignificanti - chi freme per la persona amata e chi dialoga sui massimi sistemi.

 

Tra letteratura, politica, arte e cinema non poteva ovviamente mancare la musica. Capita frequentemente di imbattersi in blog di band, di critichini frustrati, di giornalisti musicali e in ondate di appassionati che discutono, propongono ascolti, riflessioni e iniziative sparpagliandosi in decine di pagine differenti.

Gli utenti sono ben informati, brillanti comunicatori e ottimi divulgatori delle musiche - e delle sensazioni ad esse legate - che più amiamo. Dal pop ali elettronica, dall'indie al post-rock, non passa giorno senza che salga alla ribalta, spesso in anticipo rispetto ai canali musicali tradizionali. E' anche da qui che è nata l'idea di questo articolo, che altro non è se non un timido approfondimento nelle variegate mutazioni genetiche della diffusione musicale di oggi. Realtà che un giornale come il nostro non può ignorare se vuole continuare a gettare un attento e competente - ci auguriamo! – sguardo sulla musica e la sua divulgazione. Proprio in questo nostro viaggio nel web abbiamo incontrato Gabriele Marramà e attraverso il suo blog vogliamo in un certo modo dare voce al nutrito schieramento di indiebiogger diffusi nell’etere:

 

"II blog è tossico e io sono in fase di dipendenza acuta – esordisce Gabriele – Ma come molte delle passioni che ci si incollano addosso, tutto è nato quasi per caso: ho conosciuto i blog grazie a una cara amica che ne aveva aperto uno e poi pian piano mi ha preso l'idea di farmene uno mio. Avevo appena smesso di scrivere su una fanzine per mancanza di tempo, ma l'idea di avere un mio spazio personale, facile da realizzare e da gestire, dove scrivere cosa, come e quando volevo e dove poter interagire con gli eventuali lettori si è rivelata irresistibile. Tutto il resto è venuto di conseguenza, ho iniziato a leggere gli altri blog prima un po' a caso, poi sempre più con cognizione, seguendo i percorsi tracciati dai link e scoprendo le varie comunità esistenti".

 

Già, perché esistono vere e proprie "comunità" che interagiscono costantemente: “II mondo dei blog è assai vasto e variegato. All'inizio si fa un po’ fatica a orientarsi, ma seguendolo con costanza finisci per trovare le persone a te affini per interessi e sensibilità. Cominci leggendo e commentando un post che ti è piaciuto, poi si instaurano legami che si fanno sempre più forti. Adesso come adesso conosco la maggior parte dei blog musicali che ci sono in giro (non seguo solo quelli, ma quella è la comunità a cui sento di appartenere). Ci si legge, ci si commenta, ci si cita, ci si linka - e le liste dei link sono essenziali per sancire la tua appartenenza a una parte di quel mondo -, si scambiano mail. E quando capita l'occasione ci si incontra. Quest’estate a Urbino ho avuto modo di conoscere di persona molti dei blog musicali (o indiebiog, come ci si definisce abitualmente) che leggevo. Io sto in Abruzzo e quindi sono abbastanza decentrato, ma a Bologna o a Roma i blogger si incontrano spesso”.

 

Un legame, quello tra la musica e il web, che apre molti scenari diversi: “Il web è sicuramente una risorsa molto importante in ambito musicale, probabilmente ancora da sviluppare sotto molti aspetti. Penso alla possibilità che dà ad artisti che vivono in posti lontani tra loro di collaborare senza vedersi fisicamente. E poi è una miniera d'oro senza fine per l’accesso all'informazione e la diffusione di essa in modo orizzontale. Il web riduce le distanze tra il critico 'paludato' e il semplice appassionato (qui si aprirebbe un discorso infinito sulla professionalità e la funzione dell'informatore - chiamiamolo cosi - musicale...)”. Discorso che in buona parte sta alla base di tutto questo articolo. Quello che traspare qui, però, è un attaccamento forte ai mezzi "tradizionali" di diffusione, rigettando in buona parte le scorciatoie del file-sharing: “Pratico molto poco il download (per ignoranza, per mancanza di tempo, per pigrizia, per snobismo, per disabitudine) ma è sicuramente un modo per orientarsi in un mondo discografico sempre più caotico e magmatico, per poter poi acquistare con cognizione di causa. Mi preoccupa un po' però l’effetto che scaricare gratuitamente e indiscriminatamente musica può avere sulle nuove generazioni, non abituate ad avere un rapporto forte con l'oggetto disco, e a considerare che esso è frutto del lavoro di molte persone, lavoro che è giusto e sacrosanto retribuire”.

 

E' indubbio, però, che accanto ai normali canali musicali informativi se ne siano affiancati altri, per molti già irrinunciabili punti di riferimento: “Io sono cresciuto scegliendo i dischi da comprare in base alle segnalazioni dei giornalisti di cui mi fidavo, conoscendone i gusti e le competenze. Lo faccio ancora, ma adesso accanto a loro ho aggiunto le opinioni dei blogger che conosco e di cui mi fido. E poi ci sono realtà come Pitchfork,- autorevole portale musicale americano (ndr.) - che io considero molto interessanti e competenti, ma forse un po' troppo mitizzate. Sarà un caso, ma appena loro segnalano un disco, subito se ne occupano tutti”.

Appare scontato che il giornalismo musicale tradizionale sarà influenzato dallo sviluppo del web e dai nuovi modi di percepire e scambiare musica: "Lo sarà, già sta accadendo e questo è un capitolo tutto da scrivere. Quando (pro­babilmente tra non molto) la musica sarà diffusa essenzialmente via web e ognuno potrà scaricarsi (gratis o a pagamento) i pezzi degli artisti che preferi­sce e crearsi il proprio disco personale, morirà anche il concetto di recensione e i giornalisti dovranno inventarsi un approccio diverso".

Quale quindi la ricetta che un giornale dovrebbe seguire per mantenersi in gioco nel variegato scenario che si sta delineando per ogni appassionato di musica? "Domanda diffìcile, sicuramente il giornalismo su carta non può competere per quel che riguarda la tempestività e la freschezza dell'informazione. Dovrebbe forse puntare tutto sulla competenza e sull'approfondimento. L'informazione sul  web è per sua natura effìmera e volatile, mentre le parole scritte su carta restano. Ma anche qui, ci si sta disabituando alla lettura, e d’al­tro canto le voci autorevoli sul web aumentano. Il futuro è incerto e misterio­so".

La critica

"Tempestività e freschezza" in una vertiginosa corsa contro il tempo. Come se il valore di una musica fosse inscindibilmente legato alla velocità con cui essa passa da chi la crea a chi la ascolta.

Democrazia in rete. Come se il parere del primo che voglia dire qualcosa nel suo blog o in un sito "ufficiale" possa avere lo stesso identico "peso" di quello di un critico che si è conquistato una credibilità con anni e anni di non facile mestiere.

Quest'ultimo - a meno che non abbia tempo e voglia di aggiungere al suo lavo­ro per la carta stampata o per la radio un ulteriore carico di scrittura e di ela­borazione, confrontandosi in rete con tutti i navigatori - rischia come minimo di essere definito "vecchio" e "paludato". La critica musicale del nostro paese ha una storia più lunga e complessa di quanto si pensi in genere - il primo a curare una rubrica dedicata al rock, "Underground', fu nel 1969 Enzo Caffarelli sulle pagine di "Ciao 2001", appena un paio dopo la nascita di "Rolling Stone" negli Stati Uniti - ma non è stata ancora capace di analizzarla. studiarla e riproporla in un saggio serio ed esaustivo. Il qualunquistico assun­to secondo il quale i critici sono "quelli che hanno i dischi gratis" non rende giustizia a una schiera di persone che hanno dato (e danno) un contributo decisivo alla diffusione della popular music in Italia. Di questo vorremmo tor­nare a parlare, interrogando anche i colleghi di altre testate e invitando i nostri lettori a partecipare alla discussione. La passione e l'impegno con cui facciamo questo lavoro, unite alla serietà del nostro giornale, dovrebbero esse­re ancora una vera e propria garanzia di onestà intellettuale.

Conclusioni in tasca non ne abbiamo. Potremmo anzi affermare che ci sembra più giusto chiudere questo articolo con degli interrogativi. La velocità della diffusione della musica in rete può essere considerata un valore assoluto? L'informazione orizzontale in rete sostituirà completamente la critica mili­tante di riviste e giornali? Le radio trasmetteranno soltanto attraverso Internet? Compreremo i dischi - o anche solo dei brani - scaricandoli direttamente dai siti delle major o delle "indie"? Il nostro orecchio si abituerà sempre di più al "suono" che viaggia su Internet?

Ringraziamo:

per i disegni Matteo "teoj" De Longis

www.kamenstudio.com

www.sephirothband.com

per il blog Splinder www.splinder.it,

dove creare istantaneamente il proprio blog;

Gabriele Marramà e il suo blog http://sadandbeautiful.splinder.it/;

per il file-sharing eS;

per alcune informazioni a carattere informatico Pc-facile http://www.pc-facile.com/

 

 

 

Paolo Dordi e Giancarlo Susanna